28 Marzo 2024

...ci vulissi u VICERE´ "TUNNINA", p´una puocu ri....."cacauova" !

a proposito di "truvatura"......
Questa che pongo alla cortese attenzione dei miei Cari Lettori è una leggenda svelataci dal Pitrè attraverso un Cuntu molto noto e significativo che dovrebbe far riflettere molti nostri concittadini "aristocratici"(?) che per il loro...status ,vorrebbero sopraffare le classi più disagiate con privilegi e soprusi di ogni genere. E´ inutile parlare della "Casta" che dilaga tra nobili, nobilicchi, finti nobilicchi e....cacauova.....ma sintiti , sintiti stu bellu cuntu..... " a liggenna ru Vicerè Tunnina :

(lo racconto in italiano, anche se il nostro meraviglioso dialetto lo rende più ....grazioso ).....
...Si cunta che c´era un pescivendolo che campava a stento -specializzato- a vendere Tunnina ......(intanto il luogo della leggenda è Palermo). Lui vendeva Tunnina fresca e Tunnina salata.....e si , perché ciò gli permetteva di lavorare tutto l´anno. Don Brasi "nciuriatu Tunnina" viveva di stenti per mantenere la sua famiglia ed i suoi sogni erano improntati a "miraggi", "truvatura", "improvvise fortune"....tutto ciò , insomma, che gli potesse alleviare le tremende pene della povertà.

Durante alcune notti , e per tre volte di seguito sognò che doveva recarsi sotto il Ponte dell´Ammiraglio in Corso dei Mille all´altezza di Piazza Scaffa a Palermo dove avrebbe potuto trovare qualcosa. La terza notte, dopo il sogno, si svegliò di soprassalto , si vestì e ci andò....Nel buio fitto vide un´ombra ; era un vecchietto ......sulle prime non gli fece molto caso e mentre stava per andarsene il vecchio lo chiamò e gli disse : " Tunnina, senti ccà : scava sutta i varrili ru tunnu chi tu hai salatu ntò malasienu rà tò casa e tuttu chiddu c´attrovi è tuo !".
Tunnina , meravigliato, corse subito a casa sua e fece ciò che gli era stato detto. Scavò , scavò .....finchè trovò una botola che aprì , discese per una scaletta e si trovò davanti ad un immenso tesoro.....La gioia fù incontenibile !

Divenne ricco , ma talmente ricco che la voce si sparse per tutta la regione ed arrivò alle orecchie del Re di Spagna il quale dovendo finanziare una sua guerra gli chiese in prestito un milione di monete d´oro. Fu così che il Re, assai grato, nominò "Tunnina": Vicerè di Sicilia. Ma qui viene il bello......Tunnina si trovò subito in mezzo ai guai, perché tutti suoi sudditi capitanati dagli Aristocratici, dai Nobili e Nobilicchi....cacauova , ricordando le sue umili origini non volevano sentirne di prestargli ubbidienza e di tenerlo nella giusta nuova considerazione. Il povero Vicerè , confuso e disperato , si rivolse al Re di Spagna, il quale lo convocò subito a Madrid e lo condusse nei giardini reali dove c´era un meraviglioso carciofeto.

Arrivati tra i carciofi il Re tirò fuori la sciabola e cominciò a far saltare le "teste" dei carciofi più alti. "Tunnina" capì subito la lezione, ringraziò il Re e ritornò subito in Sicilia. Arrivato nell´Isola diede un sontuoso ricevimento ed invitò tutta la "Nobiltà" Isolana...ma come al solito, lo snobbarono : non ci andò nessuno ! Allora mandò le guardie in ogni città della Sicilia e fece arrestare ......"i nobili assenti" e li fece decapitare.

Da quel momento in poi tutti lo rispettarono e lo tennero in ...alta considerazione. ( n.d.r......Pare che in questa operazione,però, fosse stata "dimenticata".... la Riviera Jonica ! ).......Di questa leggenda raccolta dal Pitrè pare che ci fossero analoghi episodi raccontati da storici greci, romani etc......che narrano di gesta simili per...."mettere un po´ le cose a posto". Pensate miei Cari Lettori di "CORRIERE JONICO" che, ogni tanto, ai giorni nostri, ci vorrebbe "un Vicerè Tunnina"

Canto Popolare

A Cifalota
di Foti-Calì
Trascriz. M° Vincenzo Curreri
Testo Originale- racc. franco gambino

´Sta bedda pigghia l´acqua a matinata,
e quannu passa la testa mi vota,
si non la guardu si nni va ´ncagnata,
chi geniu ca mi fa ´ sta cifalota.

Di quantu beddi passanu
ca vannu a la funtana
cu vidi ´ sta suprana
non si la scorda cchiù

Ccu dd´occhi latri fa la batiota,
ma cchiù ni sapi di na maritata,
si voli mi la pigghiu senza dota,
ca la ricchizza sò l´avi ammucciata.

Di quantu beddi passanu
ca vannu a la funtana
cu vidi ´ sta suprana
non si la scorda cchiù

´Na vesti cci aju a fari arraccamata,
di sita li quasetti e la scarpina,
cci à ´ fari diri a tutta la burgata,
´sta cifalota addivintau regina.

Di quantu beddi passanu
ca vannu a la funtana
cu vidi ´ sta suprana
non si la scorda cchiù
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