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Palazzo Ciampoli e Scuola Antonelliana: inaugurata a Taormina la mostra sui seguaci del grande maestro messinese.

30-12-2015 23:38 - TAORMINA
Lo storico messinese Giuseppe Grosso Cacopardo fino a quando non venne restaurato lo ritenne un’opera di Antonello da Messina, tale era la bellezza di quel dipinto in cui erano raffigurati la Madonna e Gesù Bambino con sullo sfondo il cielo azzurro. Il restauro, avvenuto attorno al 1800, mise in luce il cartiglio che lo attribuiva al suo vero autore, Antonello de Saliba, nipote del grande Antonello. Il quadro in questione fa parte della collezione del Museo civico del Castello Ursino a Catania, ed è una delle opere se non l’opera più significativa ed iconica della mostra evento che si apre oggi pomeriggio alle 17.30 a Taormina per l’inaugurazione di Palazzo Ciampoli, dopo anni di abbandono, uso improprio e lunghi mesi di ristrutturazione a cui il prestigioso edificio è stato sottoposto.

Ad inaugurarlo saranno l’assessore regionale dei Beni culturali, Carlo Vermiglio, il vescovo Antonio Raspanti e il soprintendente per i Beni culturali di Messina Rocco Scimone. Alla cerimonia interverrà anche il sindaco di Taormina, Eligio Giardina e l’assessore ai Beni culturali Mario D’Agostino.

La mostra, curata con professionalità e determinazione da Grazia Musolino, responsabile della Sezione per i beni storico-artistici della Soprintendenza, mette insieme una cinquantina di opere, tra dipinti, sculture, gonfaloni e crocifissi lignei. Alcune di esse fecero parte della leggendaria mostra su Antonello e gli Antonelliani del 1953, che si tenne a Messina a Palazzo Zanca su allestimento di Carlo Scarpa. Mostra a cui questa di Taormina idealmente si lega. È divisa in sette sezioni e si sviluppa tra piano terra e primo piano in un gioco di rimandi tra ambienti e opere che si esaltano a vicenda. E questo grazie al lavoro di Rosario Vilardo (direttore dei lavori) e Marisa Mercurio della Soprintendenza che hanno seguito passo passo il recupero dell’edificio realizzato tra il XV e il XVI secolo.

Fatto questo che giustifica a pieno il titolo dell’evento Palazzo Ciampoli tra arte e storia, sottotitolo Testimonianze della cultura figurativa messinese dal XV al XVI secolo.

«Gli scopi della mostra sono tre – chiarisce la storica dell’arte, Grazia Musolino – il rapporto temporale tra l’edificio e le opere; il profondo rapporto delle opere esposte e quindi dei loro artefici con il territorio e la committenza, ed infine, il valore di una scuola quale quella antonelliana e il suo progressivo superamento che comunque di quella lezione terrà grande conto».

A fornire le opere in testa il Museo regionale di Messina diretto da Caterina Di Giacompo. seguono, il Museo civico di Castello Ursino di Catania, i Comuni di Messina e Mistretta, la Curia di Messina, quella di Siracusa, di Acireale e di Patti. Due opere sono state prestate da collezionisti privati: Giuseppe Amedeo Mallandrino ed eredi Chierichetti.

Dicevamo che si tratta di una mostra evento perché quasi mai queste opere sono state raccolte in un unico contesto così da fornire un quadro d’insieme di un periodo storico-artistico molto prolifico anche se non sempre, a detta degli specialisti, di rilevanza assoluta sul piano della resa estetica o dell’innovazione stilistica. Ma è inutile osservare che di Antonello c’è solo lui e che quindi tanti dipinti dovrebbero essere - a nostro giudizio di semplici appassionati -, considerati nella loro essenza artistica e quindi emozionale e non solo attraverso il raffronto con le opere e con il livello di maturità e raffinatezza raggiunto dal Maestro.

Tanti gli autori presenti, alcuni dei quali della cerchia familiare di Antonello, come i nipoti Antonello e Pietro de Saliba e Salvo D’Antonio, quindi Marco Costanzo, Domenico Pilli, Antonello Freri, Giovannello d’Itala, Antonio Giuffrè, Alfonso Franco e Girolamo Alibrandi, unanimemente ritenuto uno dei più grandi pittori messinesi.

Il racconto della mostra prende l’abbrivio dalle tendenze nella pittura nella prima metà del Quattrocento (I sezione), quindi affronta gli esiti della cultura messinese post-antonelliana tra XV e XVI secolo, con riferimento ai parenti e ai collaboratori della “Piccola scuola” (II sezione), come venivano chiamati i seguaci di Antonello. Per poi zoommare su Salvo D’Antonio e la cultura figurativa messinese e la committenza (III sezione). L’obiettivo si allarga e prende in considerazione quelle botteghe che svolgono la loro attività parallelamente a quelle più prestigiose, come quelle dei Pilli, Columella e Matinati (IV sezione). Quindi la V sezione è dedicata a questioni di attribuzioni e confronti, per affrontare subito dopo, nella VI sezione, la cultura figurativa tra Quattro e Cinquecento, cioè il passaggio dalla tradizione antonelliana alla svolta moderna. Per chiudere (VII sezione) con la diffusione dei modelli di Cesare da Sesto, cioè «l’incidenza delle formule pittoriche di stampo leonardesco e raffaellesco veicolati dall’importante esempio dell’Adorazione dei Magi di Cesare da Sesto, eseguita a Messina intorno al 1517-1518».

Ad aiutare Grazia Musolino nella realizzazione della mostra, ma anche nella stesura della piccola guida Virginia Buda, Maria Katja Guida e Stefania Lanuzza.

A breve poi sarà disponibile anche un corposo catalogo in cui sono stati raccolti i contributi dei più importanti ed autorevoli critici e storici del periodo antonelliano.


Di Marcello Mento.
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