L'agricoltura siciliana è in profonda emergenza: dalla crisi idrica a quella climatica
09-07-2025 19:22 - News Sicilia
L’agricoltura siciliana sta attraversando una fase di profonda emergenza. Prima la crisi idrica, poi quella climatica, hanno compromesso gravemente la produzione agricola dell’isola, generando una situazione di forte difficoltà finanziaria per molte aziende, spesso lasciate senza un adeguato sostegno da parte del sistema bancario.
Tutto ciò avviene in un momento particolarmente delicato: la fase conclusiva della programmazione PSR 2014–2022. In questo contesto, appare evidente la necessità di un accompagnamento più flessibile e attento alle reali condizioni delle imprese agricole, nel pieno rispetto degli impegni assunti con l’Unione Europea. Parliamo di aziende che hanno scelto di investire per innovare, modernizzare e rendere più competitivo il sistema produttivo e di export siciliano. In questo momento di fragilità sistemica, l’azione amministrativa dovrebbe essere flessibile e orientata al sostegno, non irrigidita da logiche procedurali.
Alla luce di queste considerazioni, ritengo che il D.D.G. n. 5587/2025 emanato dal Dipartimento dell’Assessorato regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea debba essere oggetto di una revisione. Imporre, in un momento di crisi di liquidità, una modifica unilaterale delle modalità finanziarie per la rendicontazione dei progetti in corso, significa di fatto esporre le aziende agricole alla pressione del sistema bancario, quando non addirittura al rischio di blocco operativo.
Inoltre, un irrigidimento burocratico in questa fase potrebbe produrre un effetto boomerang per la stessa Regione, rallentando l’avanzamento della spesa comunitaria e mettendo a rischio il pieno utilizzo delle risorse disponibili. Per queste ragioni, mi permetto di sottolineare che l’azione politica del governo regionale a sostegno dell’agricoltura siciliana non può essere ostacolata da una visione burocratica miope.
Il rischio concreto è quello di non centrare gli obiettivi di spesa e, ancor peggio, di spingere le imprese agricole in una spirale di contenziosi e difficoltà, con conseguenze politiche che ricadrebbero esclusivamente sul governo stesso