29 Marzo 2024

L´attualità della difesa della libertà religiosa.

Il tema delle persecuzioni religiose soprattutto nei confronti dei cristiani, richiama quello fondamentale della libertà religiosa, che deve diventare libertà realizzata, posta a capo della scala dei diritti fondamentali, senza questa libertà, tutta la scala è destinata a crollare. La libertà di fedi e di culture e politica non è minacciata solo nei Paesi dittatoriali o in quelli a maggioranza musulmana, ma anche nelle società democratiche, plurali. Pertanto la libertà religiosa e culturale si presenta come la più sensibile cartina di tornasole del grado di civiltà delle nostre società odierne.

L´attualità del tema è stato affrontato qualche anno fa dal cardinale Angelo Scola, in occasione di un discorso rivolto alla città di Milano per la festa di Sant´Ambrogio e in particolare anche per 1700 anni del cosiddetto “Editto di Milano”. Ne è nato un agile libretto pubblicato da Rizzoli nel 2013, col titolo: “Non dimentichiamoci di Dio”, sottotitolo: “Libertà di fedi, di culture e politica”. “La questione della libertà religiosa, - scrive il cardinale nella prefazione- intimamente connessa a quella della libertà di coscienza, si rivela oggi cruciale oltre che per lo sviluppo delle società occidentali, anche per l´evoluzione pacifica del loro rapporto con l´Asia, l´Africa e l´America Latina”.

Per il cardinale Scola il XVII centenario dell´Editto di Milano è un´occasione per riflettere in questo mondo tanto travagliato e complesso. Dopo la persecuzione dei cristiani da parte degli imperatori romani, arriva la svolta di Licino e Costantino. L´Editto di Milano del 313, in realtà, rappresenta una svolta epocale, perchè segna l´initium libertatis dell´uomo moderno,“l´alba della libertà religiosa”,“pur nei limiti oggettivi della mentalità del tempo”. Naturalmente perché questa libertà non apparisse un privilegio solo per i cristiani, fu riconosciuta a tutti indistintamente. Così che Eusebio da Cesarea poteva scrivere che, “tutti gli uomini furono quindi liberati dalle angherie dei tiranni e, sollevati dai mali del tempo...”.

Anche se l´Editto, per certi versi, rappresenta un “inizio mancato”, “gli avvenimenti che seguirono, infatti, aprirono una storia lunga e travagliata”, scrive il cardinale Scola. ”Nel rapporto tra Stato e Chiesa insorsero presto due tentazioni reciproche: per lo Stato quella di usare la Chiesa come instrumentum regni e per la Chiesa quella di utilizzare lo Stato come instrumentum salvationis”.
Il cardinale nel libro ripercorre per sommi capi, il cammino travagliato della libertà religiosa, fino al Concilio Vaticano II, a San Giovanni Paolo II a papa Benedetto XVI.
Il testo si sofferma sui “nodi” della questione, facendo riferimento sia alle società occidentali che a quelle dove la libertà religiosa e culturale sono violate.

Interessanti le indicazioni storiche come quelle riguardanti il Medioevo, le tesi di San Tommaso e poi la cosiddetta Riforma Protestante, che paradossalmente ha portato al soggiogamento della religione nei confronti del potere statale. Infatti per Scola, il Protestantesimo,“Lungi dal favorire una ripresa della ´libertà religiosa´, conduce a un irrigidimento della commistione tra potere politico e potere religioso che sfocerà nelle guerre di religione”.

Prima della Dignitatis humanae, fa riferimento al Magistero di Pio VI, Gregorio XVI, Pio IX e Leone XIII. Questi Papi, seguendo la lettura del teologo spagnolo Del Pozo, anche se “si opposero al laicismo, alla proclamazione dell´autonomia dell´individuo e della società in relazione a Dio e alla sua Chiesa. Ma non negarono la libertà di cui deve godere l´uomo di fronte allo Stato per cercare la verità su Dio[...]”.
Pertanto con la dichiarazione conciliare, la Dignitatis humanae, si trasferisce il tema della libertà religiosa dalla nozione di verità a quella dei diritti della persona umana. Se l´errore non ha diritti, una persona ha dei diritti anche quando sbaglia. Chiaramente non si tratta di un diritto al cospetto di Dio; è un diritto rispetto ad altre persone, alla comunità e allo Stato”.

Il cardinale si sofferma sul magistero di San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, in particolare di quest´ultimo riporta le parole del 2005 in riguardo al discorso sulla corretta ermeneutica del Concilio Vaticano II, qui Papa Ratzinger tra l´altro scrive, la Chiesa, oltre a trovarsi in sintonia con l´insegnamento di Gesù stesso, si trova con quello dei“Martiri, con i martiri di tutti i tempi. La Chiesa antica, con naturalezza, ha pregato per gli imperatori e per i responsabili politici considerando questo un suo dovere (cfr. 1 Tm 2,2); ma, mentre pregava per gli imperatori, ha invece rifiutato di adorarli, e con ciò ha respinto chiaramente la religione di Stato. I martiri della Chiesa primitiva sono morti per la loro fede in quel Dio che si era rivelato in Gesù Cristo, e proprio così sono morti anche per la libertà di coscienza e per la libertà di professione della propria fede- una professione che da nessuno Stato può essere imposta [...]”.

Al 4° capitolo il cardinale si occupa della persecuzione violenta su base religiosa in diversi Paesi del mondo, affermando che “parlare oggi di libertà religiosa significa affrontare un´emergenza che va sempre più assumendo un carattere globale”. Monsignor Scola auspica che nei Paesi dove prevale la religione di Stato, dove ancora non si è scoperto il valore dell´aconfessionalità dello Stato, si cominci a promuovere e a incoraggiare il pluralismo religioso e l´apertura a tutte le espressioni religiose, cominciando con l´abrogare le leggi che puniscono anche penalmente la blasfemia”. Come in Pakistan, dove la povera Asia Bibi ancora marcisce in carcere duro.

Il cardinale nel suo studio, cita l´associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), che ogni anno stila un Rapporto sull´enorme quantità di violazione dei diritti umani e della libertà religiosa nel mondo. Inoltre il testo affronta altre questioni legate sempre alla libertà religiosa, come quelle del cosiddetto Stato laico e neutrale, di fronte alle opzioni religiose. In particolare monsignor Scola si riferisce al modello francese della laicitè, che spesso impone vincoli alla religione e nello stesso tempo fa aumentare i conflitti sia religiosi che sociali. Un altro nodo da affrontare è quello del giudizio morale sulle leggi che questi Stati applicano. Infine il cardinale auspica una sana laicità dello Stato, o “aconfessionalità” effettiva, “in cui lo Stato non faccia propria nessuna delle identità culturali, degli interessi, delle aspettative dei soggetti che abitano la società, ma invece apra e renda equamente praticabile a tutti i soggetti civili lo spazio pubblico del confronto e della deliberazione”. E qui Scola tende per la soluzione “anglosassone”, in particolare quella americana, dove le diverse identità entrano in comunicazione in una leale dialettica di riconoscimento e anche di competizione, regolata dal potere pubblico.
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