28 Marzo 2024

Il Melting pot fiumano tra ribellismo e trasgressione

Prima della "Carta del Carnaro", sul giornale dei legionari, La testa di ferro, fu pubblicato un manifesto di Filippo Tommaso Marinetti dal titolo eloquente e significativo, Al di là del comunismo. In questo testo Marinetti pone il futurismo oltre l´esperienza socialcomunista, prospettando una nuova politica, che anticipa temi e prospettive che ritroveremo nei movimenti sessantottini.

Vale la pena citare qualche passaggio, che troviamo citato nell´interessantissimo studio di Salvatore Calasso pubblicato qualche anno fa dalla rivista trimestrale Cristianità: "Vogliamo liberare l´Italia dal papato, dalla monarchia, dal Senato, dal matrimonio, dal Parlamento. Vogliamo un governo tecnico senza parlamento, vivificato da un consiglio o eccitatorio di giovanissimi...". Sia il futurismo di Marinetti che l´esperienza fiumana si pongono al di là del socialcomunismo. Marinetti propone, "all´umanità come unica soluzione del problema universale: l´Arte e gli Artisti rivoluzionari al potere". L´Arte come nutrimento ideale, dovrebbe prendere il posto delle religioni. Per Salvatore Calasso nel suo si tratta di "un´utopia estetizzante in cui l´arte assume una funzione stupefacente e nutritiva, come l´alcol".

Lo scopo dell´alcol dovrebbe essere quello di "ingigantire la facoltà sognatrice del popolo e di educarla in un senso assolutamente pratico". In pratica, "il soddisfacimento d´ogni bisogno dà un piacere".
Fra le arti un ruolo fondamentale è riconosciuto alla musica. Sia la costituzione fiumana che il manifesto marinettiano prospettano alla musica lo stesso ruolo sociale. "La musica regnerà nel mondo - si legge nel manifesto - Ogni piazza avrà la sua grande orchestra strumentale e vocale. Vi saranno così, dovunque, fontane di armonia che ogni giorno e notte zampilleranno dal genio musicale(...)Invece del lavoro notturno, avremo l´arte notturna. Si alterneranno le squadre dei musicisti, per centuplicare lo splendore dei giorni e la soavità delle notti". Nella Fiume di D´Annunzio viene compreso il ruolo sociale e rivoluzionario della musica, il teatro Verdi diventa ben presto un luogo di forte attrattiva per i legionari. Ai legionari, secondo Calasso, forse, manca una musica comune che ne esprime gli ideali, ma questo secondo lo studioso cattolico, "verrà realizzato pochi anni dopo, con l´esplosione del jazz e in seguito, nel secondo dopoguerra, si consoliderà con la nascita e l´affermazione del rock´n´roll...".

Il melting pot fiumano. Sotto il governo dannunziano Fiume diventa il rifugio di personaggi delle più svariate appartenenze politiche. Sono presenti, "nazionalisti e internazionalisti, monarchici e repubblicani, conservatori e sindacalisti, clericali e anarchici, imperialisti e comunisti". Con questa concentrazione di gente, la città di Fiume diventa un vero melting pot culturale, che porta al prevalere della "pratica di massa del ribellismo e della trasgressione". Praticamente, "s´istituisce uno stile di vita capace di coniugare l´individualismo più esasperato con il cameratismo più spinto, che porta al superamento di ogni limite morale. Questa concentrazione spaziale di gruppi umani diversissimi - per Calasso - favorisce la degenerazione dei costumi che si manifesta con la libertà sessuale, con l´uso libero della droga e con la pratica dell´omosessualità". Sostanzialmente a Fiume si instaura un clima festaiolo, che, "è il risultato di una concezione di vita in cui si dà libero sfogo al desiderio, trasformando ogni momento dell´esistenza in godimento. Questo rovesciamento delle regole, che porta a uno stato di perenne vacanza, nasce dall´onda lunga delle trasformazioni rivoluzionarie, avvenute nella Prima Guerra Mondiale, che inaugura modificazioni radicali nella concezione dell´uomo e della vita, capaci di trasformare i costumi tradizionali dell´Europa, aventi le loro radici nella concezione cristiana, in nuove abitudini diametralmente opposte". Mi pare che si possa dire che nella Fiume dannunziana c´è un clima da "Notte Bianca" perenne.

Un baccanale sfrenato: A Fiume i giovani, appena usciti dalla guerra, trovano la possibilità di vivere in un clima di sovreccitazione continua, di vivere l´immediato, di sperimentare forme di vita nuova, rivoluzionaria, libera dalla schiavitù del lavoro. Illuminante la descrizione che ne fa Leone Kochnitzky nel suo libro: "Mai scorderò la festa di San Vito, patrono di Fiume(...)si danzava dappertutto; in piazza, ai crocevia, sul molo; di giorno, di notte, sempre si ballava, si cantava: né era la mollezza voluttuosa delle barcarole veneziane; piuttosto un baccanale sfrenato. Sul ritmo delle fanfare marziali si vedevano turbinare, in scapigliati allacciamenti, soldati, marinai, donne, cittadini, ritrovanti la triplice diversità delle coppie primitive che Aristofane vantò". Naturalmente in questo clima, la droga circola liberamente fra gli occupanti, è probabile che proprio qui il comandante D´Annunzio contrae il vizio di sniffare cocaina. Del resto riporta Comisso, era noto che gli aviatori italiani, nei loro voli senza fine, sniffavano cocaina, ma anche i giovani legionari ne facevano ampio uso, insieme alla diffusione di costumi sessuali sregolati.

D´altronde la stessa vita del comandante D´Annunzio era caratterizzata dall´"esaltazione del piacere come privilegio superomistico", come abbiamo visto presentando il volume di Giordano Bruno Guerri, "La mia vita carnale". "In D´Annunzio l´esteta unisce il culto della forza a quello della bellezza, trasformando la vita in un´opera d´arte". Pertanto secondo Calasso, "l´impresa fiumana, è il capolavoro dannunziano. Qui l´artista diviene in grado di progettare un nuovo modello di società attraverso la manipolazione culturale e la creazione di nuovi stili di vita".

A Fiume, "il piacere diventa prerogativa di tutti coloro che sono convenuti alla festa della rivoluzione". In pratica in quel "microcosmo affollato della Fiume occupata maturano rapidamente le condizioni per attuare una nuova idea dei rapporti sessuali, improntati alla più ampia licenza". Calasso insiste nella descrizione, utilizzando ancora il testo della storica Claudia Salaris: "gli amori furono senza limiti: la città fu affettivamente italianizzata nel sangue (...)le donne si disputavano l´italiano(...)Nel disordine degli amori le malattie serpeggiavano diffondendosi". Nella relazione del Ministero degli Interni si parla di vita libertina: "Non vi è ufficiale a Fiume e neppure legionario che non abbia un´amante fra le povere fiumane ormai perdute in un´atmosfera di immoralità". Dunque Fiume rappresenta per i militari italiani, "l´Eden terrestre, l´eldorado di tutti i piaceri", "il paese della cuccagna". A Fiume non solo i rapporti eterosessuali sono liberi, ma anche quelli omosessuali, sono vissuti alla luce del sole.

A Fiume i futuristi sperimentarono le loro idee innovative, molto care al mondo poliforme della sinistra antagonista, in particolare quello di annullare la famiglia. Praticamente elementi del futurismo si coniugano con quelli del municipalismo libertario, della sinistra antagonista come si può notare con i giudizi che dà Franco Piperno, ex leader di Autonomia Operaia, sull´idea di città collettiva.
Fiume diventa un mito dei rivoluzionari radicali.

In conclusione, cosa rappresenta l´esperienza fiumana, lo scrive bene, la Salaris: "La vita-festa è tipica soprattutto delle ribellioni caratterizzate dalla transitorietà, nate non per durare, ma per tracciare un segno, indicare una via, comete effimere destinate però a rimanere nella memoria collettiva e a incidere anche dopo la conclusione della loro parabola". Per Calasso questa affermazione della studiosa romana è un "involontario commento a una delle caratteristiche del processo rivoluzionario descritto da Correa de Oliveira, quello delle due velocità".

Infatti l´esperienza di Fiume si può qualificare come un´accelerazione, rispetto all´affermazione della rivoluzione comunista, è andata troppo avanti, per questo è fallita. Ma "l´esplosione di questi estremismi - scrive il professor Plinio - alza una bandiera, crea un punto di attrazione fisso che affascina per il suo stesso radicalismo i moderati e verso cui questi cominciano lentamente a incamminarsi. Così, il socialismo rifiuta il comunismo, ma lo ammira in silenzio e tende a esso". E´ successo con la Comune parigina del comunista Babeuf, con il moto anabattista di Munster, sono rivoluzioni che avanzano troppo veloci, per questo vengono schiacciati. Ma poi lentamente la società percorre la via tracciata da questi estremisti. Pertanto scrive De Oliveira, "il fallimento degli estremismi è, dunque, soltanto apparente. Essi collaborano indirettamente, ma potentemente, con la Rivoluzione, attirando lentamente verso la realizzazione dei loro colpevoli ed esasperati vaneggiamenti la moltitudine innumerevole dei ´perdenti´, dei ´moderati´ e dei mediocri".

L´impresa fiumana come avanguardia culturale verrà fermata, dall´affermazione del fascismo, ma non sconfitta, gli elementi fiumani del mondo nuovo, continueranno ad operare fino ad esplodere definitivamente nella Rivoluzione culturale del 68.


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