Arrivano finalmente i metal detector all` ingresso dell` Assemblea siciliana: rivolta e panico fra i consiglieri di ogni colore. Qualcosa da dichiarare?

12-01-2016 23:43 -

<:Suona per il passaggio di una chiave, di un cellulare o di una pistola, e quando squilla chi passa deve essere perquisito: anche se si tratta di un deputato del Parlamento più antico del mondo, quello siciliano.

Nel Palazzo dei Normanni di Palermo è panico da metal detector, e dopo le proteste dei deputati perquisiti all´ingresso dagli agenti si è giunti a una soluzione di compromesso, grazie anche all´intervento del questore Guido Longo: per loro, così come per i deputati nazionali, niente perquisizione personale, riservata ai 250 dipendenti dell´Assemblea, ma resta l´obbligo del passaggio ai raggi × di borse e valigette.

DOPO L´ELENCO pubblicato dai giornali dei 61 deputati evasori finiti nel mirino di Riscossione Sicilia, la nuova polemica investe le misure di sicurezza del palazzo, alle quali sono stati chiamati a sottoporsi anche i deputati regionali dopo che il 26 novembre scorso il collegio dei questori dell´aula, sulla base di una nota della Prefettura, aveva imposto i nuovi obblighi. Per nulla graditi ai deputati siciliani che, come accadde nel 2009, quando Fini impose alla Camera il prelievo delle impronte digitali per combattere i "pianisti" del voto taroccato, hanno protestato in aula, lamentando una lesione dei propri diritti e annunciando (lo ha fatto l´onorevole Toto Cordaro, centrista) di rivolgersi a un legale: "Non credo che il prefetto per andare in Prefettura venga perquisito, così come il questore che deve recarsi in Questura". Per il deputato, insomma, è come andare a casa propria: "Non credo che io debba essere perquisito prima di entrare a casa mia".

A smorzare i toni (e a smentire Cordaro) è stato il presidente dell´Ars Ardizzone: "Sono stato sottoposto a controllo anch´io - ha detto e perfino il questore di Palermo. Parlare di delegittimazione del Parlamento perché si è sottoposti ai controlli all´ingresso dell´Ars, francamente mi sembra troppo".

Il tema è delicato e anche se in passato gli uffici dell´Assemblea regionale hanno più volte ricevuto la visita della poliziagiudiziaria impegnata nelle indagini della Procura C´ultima, quella sui fondi destinati ai gruppi parlamentari) nel luglio 2003, l´allora procuratore di Caltanissetta Messineo fermò gli uomini della Dia che stavano andando a perquisire gli uffici dell´Ars di Mirello Crisafulli, raggiunto da un avviso di garanzia per mafia per il suo colloquio, ripreso dalle telecamere della Polizia, con il boss Raffaele Bevilacqua: "Mi sono assunto questa responsabilità disse Messineo - perché in questo momento abbiamo bisogno di tranquillità, evitando gli scontri istituzionali".

Ma all´Ars è capitato anche che chi l´ha perquisita come ufficiale di polizia giudiziaria, sia poi rientrato come deputato: "Mi ricordo quando entrai qui per una perquisizione - disse nel 2001 il maresciallo dei carabinieri Antonio Borzacchelli, neo eletto in una lista collegata a Totò Cuffaro era il ´93. Certo che ne è passato di tempo". Allora indagava sugli appalti del teatro Massimo, su delega del sostituto procuratore Lorenzo Matassa. Era andato a perquisire gli uffici dell´alierà presidente dell´Assemblea, Angelo Capitummino.

A QUELL´EPOCA non c´erano i metal detector, neanche all´ingresso di Palazzo d´Orléans, sede della Presidenza della Regione: ma non sarebbero serviti a rilevare alcuna anomalia nell´uscita, una mattina del 1998, del presidente Giuseppe Drago (poi sottosegretario agli Esteri e alla Difesa) che nella tasca interna della giacca nascondeva una mazzetta di decine di milioni di vecchie lire dei fondi riservati. Ai giudici lo raccon tò il contabile della Regione Sicilia, Giuseppe Giglielmini, e quell´inchiesta costò a Drago una condanna a tré anni e tré mesi confermata nel 2009 dalla Cassazione.

Corsi e ricorsi Messineo rinunciò a mandare la Dia, Borzacchelli ci entrò in divisa e poi da eletto Palazzo dei Normanni.

Giuseppe Palumbo - Fatto Quotidiano