Il senso religioso del vivere nel teatro di Tino Caspanello.

24-12-2014 22:56 -

Venerdì 28 Novembre presso l'Antica filanda a Roccalumera si è svolta una serata speciale sulla bellezza della parola con Tino Caspanello, attore e drammaturgo siciliano, organizzata dall'Associazione "Agorà" e dal Comitato Jonico Beni Comuni. Il pubblico presente è stato sollecitato a riflettere sul perché del teatro oggi e chi lo vuole veramente, seguendo attentamente l'esposizione di Tino, che, grazie alle sue competenze ed alle conoscenze approfondite, ha ben delineato il panorama della drammaturgia in Italia e Sicilia.

Ha spiegato sapientemente come e quanto due grandi autori del passato, L. Pirandello ed E. De Filippo, abbiano soffocato gran parte del teatro italiano e siciliano del novecento, oscurando tanti autori teatrali di indubbio valore. Si è potuto vedere poi qualche spezzone di teatro d'avanguardia contemporaneo per rendere l'idea del tipo di evoluzione avvenuta senza più parola, né corpo. Molto interessante è stato pure il riferimento alla scuola teatrale della Sicilia che si è definita sulle tre linee fondamentali del senso tragico, della nemesi e del mito, riecheggiando le matrici ben armonizzate della cultura greca, araba, normanna, europea e cristiana.

La parte più coinvolgente della serata è stata l'illustrazione di un lavoro teatrale, commissionato a Tino Caspanello dalla rete siciliana di compagnie teatrali per un testo che raccontasse un personaggio siciliano, rappresentativo in Italia ed all'estero. L'opera realizzata "1952 a Danilo Dolci" presenta una storia drammatica intorno a quest'uomo, impegnato a portare avanti il sogno di cambiare le condizioni di miseria della Sicilia degli anni cinquanta, quando nell'Italia del Nord si stava sviluppando il boom economico. Partendo dal fatto che non fosse ammissibile dover morire di fame in un contesto di benessere diffuso né concepibile che gli esponenti di governo, politici dello stesso ambiente, ignorassero i bisogni della povera gente nasce l'ispirazione drammatica.

Così viene elaborato un testo attorno alla vita di Danilo Dolci attraverso un viaggio in treno, dove si avverte il dramma di un paese diviso, della scena di una comunicazione disturbata e forse anche malata, del sogno di un uomo coraggioso e di un educatore efficace. Il linguaggio teatrale ha reso universale l'esperienza di Danilo Dolci con la scelta di stare dalla parte dei più piccoli, dei più deboli, dei più lavoratori e dei più semplici. Il treno, questo luogo così reale immaginato in movimento con il suo tipico sferragliare sui binari, offre la possibilità di attraversare l'intero paese con la metafora del viaggio della vita per tutti: quelli che vogliono sparire, quelli che cercano fortuna, quelli che sognano, quelli che si fermano e ricominciano con la speranza di costruire una storia nuova.

Dai monologhi dentro la carrozza o fuori si sente la poesia di un testo che affonda le sue radici dentro l'umanità, facendo emergere l'anima di una realtà sommersa complessa e variegata, individualista e conformista, sofferente e abbandonata, appassionata e sognatrice, visibile nei tratti essenziali di personaggi esemplari in grado di esprimere i temi esistenziali di quel periodo storico. Proprio allora, in contrasto con il mondo, spicca la figura di Danilo, che mosso da un senso religioso del vivere propone una prospettiva di comunicazione efficace, creativa e solidale, mettendosi a servizio dei più bisognosi da maieuta per un progetto educativo di pace e di non violenza nella valorizzazione reciproca e nella ricerca del bene comune e della bellezza inscritti nel cuore di ciascuno.

La serata finisce con una forte emozione che ha catturato la partecipazione di tutto il pubblico presente grazie all'intervento di Annabella Sgroi, che ha rievocato alcuni aspetti peculiari delle attività di Danilo Dolci, confermando la testimonianza dell'opera teatrale e la sapienza artistica di Tino Campanello, suggestivo interprete della verità edificante della storia, di un uomo e della stessa vita.


Trimarchi Santo

Fonte: di "Santo Trimarchi"