LIMINA: Il dialetto liminese nella tesi di laurea di Giulia Lombardo, socia Archeoclub.

19-09-2018 12:27 -

Perché i liminesi hanno un dialetto diverso da tutti gli altri? Come mai, per esempio, utilizzano la locuzione "ca" al posto del "mi"?
Come fa il tempo infinito dei verbi a "sparire" e riprendere le sembianze dell´indicativo?
Ma, in modo meno tecnico: quali i rapporti tra il dialetto liminese e l´area grecanica calabra?
Che impatto hanno avuto le vicende storiche di Limina nel modo di parlare dei liminesi?
E ancora: perché a Limina era così diffusa l´abitudine di "comunicare in versi", generando un´incredibile produzione poetica, sia popolare che tecnicamente accorta?

Di questo si è parlato domenica 16 settembre al centro polifunzionale "G. Scaldara" nel corso di un convegno su "Il dialetto liminese", organizzato da Archeoclub Area Ionica Messina, in collaborazione con l´Osservatorio dei Beni Culturali dell´Unione dei comuni, la Pro Loco ed il comune di Limina.

Un convegno nel corso del quale la dott.ssa Giulia Lombardo, segretaria di Archeoclub, ha presentato la tesi discussa in occasione della recente laurea in Lettere, lo scorso luglio, presso l´Università di Messina.
Una tesi ("Sistemi di complementazione frasale nella varietà di Limina") che si è occupata proprio del dialetto liminese ed è stata realizzata grazie all´ausilio di quelli che durante le ricerche si sono definiti "Limminoti da´ Limmina", oltre che alla collaborazione tecnica della prof.ssa Ninuccia Foti, presidente dell´Osservatorio Beni Culturali dell´Unione, che ha coordinato l´incontro, aperto da una celebre poesia sul dialetto di Ignazio Buttitta, recitata da Cosimo Lombardo, guida della compagnia teatrale Teagros.

Oltre ai saluti istituzionali del presidente del consiglio comunale di Limina, Angelo Saglimbeni, ha avuto luogo l´introduzione dell´avv. Filippo Brianni, presidente di Archeoclub Area Ionica, il quale ha sottolineato come "Archeoclub prosegue col progetto "Laureando il territorio" che da anni ci consente di far uscire dalle aule universitarie per diventare patrimonio del territorio tesi di laurea a studenti che si sono occupati della cultura della riviera jonica".

A dialogare con l´autrice su tutti gli spunti della tesi, è stata Ninuccia Foti, che ha fornito chiavi di lettura importanti sia dal punto di vista tecnico-linguistico che storico.

La presentazione è stata intervallata da momenti di poesia (Nino Rizzo e prof. Nino Ardizzone) e di approfondimento, come quello di Giovanni Saglimbeni Ntantè che ha, tra l´altro, ripercorso modi di dire e proverbi "strettamente liminesi".

Trattato anche il tema degli americanismi, "determinati – ha detto Giulia Lombardodalle contaminazioni subite dal dialetto liminese a seguito dei corposi fenomeni migratori".

Come esempio pratico è stata proiettata una video-intervista, realizzata a New York dalla prof.ssa Laura Ricciardi con il nonno, un poeta emigrante, Sebastiano Puglia, morto alcuni anni fa.

Filippo Brianni si è poi soffermato sul rapporto tra dialetto e poesia evidenziando come a Limina spesso di dialogava e si comunicava in prosa, da quella popolare dei campi e della vita – come i tradizionali Cantaturi – a quella più impegnata, per finire ad un filone poetico della "nostalgia", quello degli emigranti, che hanno esportato all´estero un linguaggio ed un modo di "poetare" tipico di Limina.

La prof.ssa Foti e la giovane autrice hanno evidenziato l´importanza di preservare il dialetto attraverso un´operazione culturale che ne consente di rintracciare nel dialetto di un luogo i segni distintivi della sua cultura e della sua storia.

Ulteriori informazioni e foto (realizzate da Giovannella Interdonato) possono essere reperite al gruppo facebook di Archeoclub Area Ionica al seguente link: https://www.facebook.com/groups/archeoclubareaionica.it/



Fonte: Redazione