I ragazzi di Piazza Tienanmen.

06-06-2016 21:33 -

Chissà se i dirigenti dell´Inter e del Milan sono al corrente di quello che é successo tra la notte del 3 e del 4 giugno 1989 nella piazza della capitale cinese, Pechino, quando il governo comunista fu costretto a mettere fine alle manifestazioni studentesche che duravano da oltre tre mesi.

Oltre un milione di studenti approfittando della visita di Gorbacev, davanti alla "Città Proibita"chiedevano l´abolizione di ogni forma di dispostismo e una maggiore libertà politica. Alle loro manifestazioni di piazza, si unirono via via gli operai, impiegati, giornalisti, imprenditori. Il 13 maggio 1989, gli studenti proclamarono lo sciopero della fame, innalzando nella piazza un´enorme statua della Libertà ispirata a quella di New York.

Qualche settimana dopo i dirigenti comunisti preoccupati per l´estendersi delle proteste ad altre città della Cina, proclamarono la legge marziale e nella piazza comparvero i carri armati.Tra i capi militari cinesi di allora ci fu molto imbarazzo su come intervenire, alla fine si decisel´azione militare, pare che la guarnigione militare pechinese si sia rifiutata di portare a termine il "lavoro sporco", molti di quei studenti in piazza erano loro figli o parenti. Pertanto, alla fine i capi comunisti decisero far intervenire altri militari provenienti da regioni lontane.

Furono chiuse le poche entrate della grande piazza, che è la più grande del mondo e nella notte fra il 3 e il 4 giugno 1989 i militari accerchiarono con mezzi blindati la piazza. Il giorno seguente aprirono il fuoco contro i dimostranti, provocando un massacro: molti furono schiacciati dai cingolati, altri furono gravemente feriti durante i violenti scontri con l´esercito.

I dati sulle vittime sono controversi, ma comunque ben diversi da quelli forniti dai dirigenti cinesi: il governo dichiarò la morte di 200 civili e 100 soldati, cifra successivamente ridotta a una decina; la Croce Rossa cinese parlò di 2600 morti e 30.000 feriti, mentre le stime più alte fanno salire a 12.000 il numero delle vittime.

Nei giorni successivi alla strage il governò scatenò una feroce caccia ai dirigenti del movimento studentesco e agli intellettuali che lo avevano sostenuto. I gruppi popolari che si erano scontrati con i militari furono puniti con inaudita crudeltà, molti dissidenti furono fucilati sui posti di lavoro. Per impedire la diffusione delle notizie fu messo in atto un severissimo controllo sugli organi di stampa cinesi e venne proibito l´ingresso nel paese ai giornalisti stranieri.

Tra le tante immagini della rivolta, una rimane indelebile, quella del"rivoltoso sconosciuto", o "Tank man", un coraggioso studente che cercò di bloccare l´avanzata di una fila di carri armati, spostandosi a seconda della loro traiettoria. Sono state avanzate diverse ipotesi sull´identità del ragazzo e soprattutto su dove sia finito, l´unica certezza rimane il suo gesto che, in tutto l´Occidente, è diventato l´emblema della rivolta popolare contro l´utoritarismo del governo cinese.

Ma chi oggi ricorda l´avvenimento di 27 anni fa? Per quanto riguarda l´Italia, ogni anno ci pensa il giornale online Asianews.it, diretto da padre Bernardo Cervellera. Proprio in questi giorni in prossimità dell´aniversario, ha presentato una serie di servizi che danno conto anche delle manifestazioni in Cina e nel mondo.

Tra queste manifestazioni il sito riporta quella di un gruppo di attivisti democratici che sfidano le autorità viaggiando per la Cina per ricordare le vittime del massacro del 4 giugno."È il caso di Qi Zhiyong, Li Xiaoling, Jiang Jianjun e Wang Fulei: i quattro hanno indossato delle magliette con sopra scritto "4 giugno. Mai dimenticare" e si sono avvicinati a piazza Tiananmen per farsi delle fotografie.

Oltre allo slogan, hanno scritto: "Quando il governo teme il popolo, allora arriva la tirannia". Anche se non sono riusciti ad accedere al "cuore politico" di Pechino, visto l´imponente cordone di sicurezza allestito in vista dell´anniversario, sono riusciti a farsi scattare delle foto nei pressi. Qi è un sopravvissuto: le sue gambe sono state schiacciate da un carro armato la notte del 3 giugno, e oggi è menomato. A Radio Free Asia dice:"Ora sono sotto sorveglianza, perché la mia salute non mi consente di ´andare in vacanza´ come vorrebbe lo Stato. La polizia mi ha messo sotto inchiesta". Poi ci sono i grandi dissidenti "invitati per una vacanza" dagli agenti di Stato. Nel Sichuan un poeta e un maestro del thè producono il liquore "4 giugno 1989" e scrivono sull´etichetta: "Mai dimenticare, mai arrendersi".

Ma la manifestazione più significativa è quella che si svolge ormai ogni anno a Hong Kong, nell´ex colonia britannica, qui la società civile dal 1990 ricorda il massacro di piazza Tienanmen con una veglia.

Leggiamo dal sito di asianews.it:"La veglia, che si svolge nella notte fra il 3 e il 4 giugno al Victoria Park, vede la partecipazione di centinaia di migliaia di cittadini di Hong Kong. Questi, guidati dall´Alleanza a sostegno dei movimenti patriottici democratici di Cina, ricordano a Pechino la responsabilità politica e penale del massacro degli studenti e degli operai del 1989 e chiedono di eliminare il verdetto storico su quei giovani. Il governo comunista li ha sempre definiti infatti "contro-rivoluzionari" e si rifiuta di fornire i dati e le responsabilità relativi alla repressione violenta".

Una delle protagonisti di questo impegno è senza dubbio la Chiesa cattolica locale, che continua il suo impegno a favore della verità e della giustizia. Nei giorni precedenti la veglia si celebrano diverse messe a suffragio dei defunti, che sono precedute da momenti di riflessione e incontri sulla Cina e sullo sviluppo della democrazia nel Paese. Spesso proprio il card. Zen guida un momento di preghiera prima dell´incontro del Victoria Park. Quello che invece mancherà quest´anno è il monito di Ding Zilin, fondatrice e anima delle "Madri di Tiananmen".

Il gruppo da lei creato riunisce genitori e parenti delle centinaia di giovani morti nelle strade adiacenti la grande piazza di Pechino, e in vista dell´anniversario pubblica una lettera aperta che chiede al governo di riconoscere i propri errori. La signora era la principale autrice del testo ma oggi, a 79 anni, ha annunciato che non riuscirà a completarlo. Al suo posto la lettera aperta sarà scritta da diversi altri membri del gruppo, che hanno dichiarato di "volersi attenere ai principi redatti da Ding all´inizio di questa avventura".