Pino Maniaci: L´ "eroe" che usava l´antimafia per ricattare i sindaci siciliani.

05-05-2016 17:26 -

Alla fine, sarà uno scherzo del destino, quando si parla di antimafia più o meno fasulla, Massimo Ciancimino finisce sempre in un´intercettazione. Anche da perfetto incolpevole, per una volta.

Parlava con lui, il 4 dicembre 2014, Pino Maniaci, ma dovette interrompere la conversazione: «Mi ha chiamato Matteo Renzi per la solidarietà». «E tu - ribatteva l´interlocutore - dovevi dirgli: Renzi, ho Massimo Ciancimino dall´altra parte, non ti posso parlare...». Dal presunto superteste del processo sulla trattativa al presunto giornalista antimafia: Maniaci, direttore della combattiva emittente Telejato, di Partinico, cittadina a una cinquantina di chilometri da Palermo, ieri è stato allontanato dalla provincia del capoluogo e da quella di Trapani.

Divieto di dimora, gli ha imposto il Gip Fernando Sestito, così come aveva chiesto la Dda, che accusa il giornalista di avere sottoposto ad estorsioni i sindaci di due paesi, Partinico e Borgetto, chiedendo e ottenendo piccole somme (e l´assunzione a tempo della propria amante) per non attaccare quelle amministrazioni e per non far rischiare loro lo scioglimento per infiltrazioni mafiose.

Le false intimidazioni
Gli uccisero anche i cani, a Maniaci, sembrava che fosse stata un´intimidazione, lui cavalcò la tigre mafiosa e invece era stato il marito dell´amante del giornalista.

Lui, Maniaci, aveva piena consapevolezza di tutto e parlando con la propria «fidanzata» manifestava la propria rabbia con l´uomo, per la brutale fine degli animali, impiccati con del fil di ferro. Fu comunque in quella occasione che gli telefonò il presidente del Consiglio, per esprimergli vicinanza e Pino, dopo averlo ringraziato («Lei è molto squisito»), parlando con un´altra amica, disse senza mezzi termini che lo aveva chiamato «quello str... di Renzi». Cosa che fa «pentire» il premier di quella telefonata: «Anche se però allora era considerato un´icona dell´antimafia...». Cade un´altra stella, comunque, nella Sicilia m cui nulla è mai come appare: dopo i capitani d´industria e i paladini della legalità dell´imprenditoria, dopo lo stesso Ciancimino, adesso tocca a un rappresentante del mondo dell´informazione, molto esplicito in intercettazioni che in ap parenza non lasciano spazio a dubbi e interpretazioni: «II prefetto ha una relazione pronta per mandarla al ministero dell´Interno per mandarvi tutti a casa. Cioè, ti sembra che io scherzo?».

«Sono una potenza»
Senza limiti, si sentiva Maniaci: «Sono una potenza», diceva di sé e in effetti non era colpa sua se gli piovevano addosso premi di ogni genere e se Reporter sans frontières lo aveva piazzato tra i cento giornalisti eroi del mondo. O se a Floridia, in provincia di Siracusa, «mi devono dare un premio del e... di eroe». Nella sede della sua emittente campeggia una gigantografia di Giovanni Falcone in toga ma  entravano anche personaggi ritenuti vicini a Cosa nostra, sottoposti a misure di prevenzione.

Maniaci sostiene di aver disarcionato i giudici che quei beni li sequestravano (la presidente, Silvana Saguto, è stata sospesa ed è indagata a Caltanissetta, come altri colleghi e amministratori di beni) e ora dice che l´indagine è una vendetta dei pm palermitani. Ma che sia stato lui a far aprire o a spingere l´indagine sui giudici di Palermo, è totalmente falso, scrive in una nota la Procura nissena.


Fonte: La Stampa