Quannu è amuri

27-02-2014 18:31 -

L´inno musicale, più bello, inteso come serenata - come l´aveva classificata´ l´autore - credo sia, senza dubbio, "Mattinata Siciliana" ( più conosciuta come ´E vui durmiti ancora" ) una delle più belle canzoni d´Amore mai scritte. Oltre ad avere una melodia struggente che tocca davvero l´anima, ha un testo che provoca un "autentico sussulto" nel cuore di chi ascolta.....e credo che il testo sia stato ´sentito´ e scritto..... da un ventenne, perchè in esso c´è la foga, il fuoco dei sentimenti dei vent´anni. Facevo questa riflessione, stamattina, mentre pensavo ad un altro "pezzo" per la mia rubrica....mentre ascoltavo (....per dare un po´ d´ordine ad alcune mie vecchie registrazioni ) un´altra ´dolcissima´ serenata catanese..... ed ho voluto ´parlare´ con i miei Cari lettori di questo mondo affascinante, tra 800´ e 900´, che ha visto il fiorire di grandi musicisti e poeti nella nostra Sicilia e più specificatamente nella Sicilia orientale.

Il Canto,dunque, che mi ha provocato quest´emozione è "Quantu nni patu", composto negli anni giovanili dal Maestro Salvatore Riela, su parole di Francesco Foti. E´ una meravigliosa serenata d´Amore che il giovane dedica alla sua amata, ricordandole, da sotto il balcone, tutti gli affanni che patisce per vederla....e glielo dice per farle sapere che, nonostante la tempesta, il freddo, i vestiti inzuppati e la ruota del suo carretto staccata dal carro.....tanta è la gioia di vederla che, ora intorno a lui splende il sole. Questi canti -come le "Canzuni di carritteri"- ricchi di accentuazioni e sentimento, pur nella foga delle esecuzioni, rilevano, anche, le "squadrate" libertà degli innamorati. Da qui la pratica del Frontini di mettere un po´ d´ordine a queste raccolte, armonizzandone il canto.... sia quello popolare, sia quello spacciato per tale e divenne diffusissima ´l´usanza´ di vestire la musica di qualsiasi genere con tendenze o tecniche utilizzate per gli intrattenimenti. D´altronde, come ricordava A. Favara, è destino della canzone di tutti i tempi quello di dover subire "arrangiamenti" e "svisature" a seconda delle esigenze, delle...circostanze o "dell´insensibilità" degli esecutori.

Questo canto, che ascolto ancora, mi riporta piacevolmente al ricordo del M° S.re Riela, di Alfio Marletta, di Walter Bruno, di Maria Finocchiaro etc....durante i numerosi raduni folklorici tra i pochissimi Gruppi Siciliani (5 soltanto) in varie località della Sicilia e più frequentemente a Taormina. Allora (1956) facevo parte del Coro della Conca d´Oro , dove per altro ho conosciuto mia moglie. Poi per motivi di lavoro, durante la mia permanenza, per lunghi anni, nella Sicilia Orientale, ho avuto modo di rivedere quei personaggi che hanno contribuito a condividere la mia passione per la musica e la tradizione popolare. In particolar modo mi sovviene la visita, da me fatta, al M° S.re Riela : Come per caso abitavamo nella stessa strada ( era il 1967) a Catania ed io abitavo nella via del Rotolo 40 -a Ognina- mentre il maestro abitava, nella stessa via, al n.75 quasi di fronte al mio palazzo nuovo (dei F..lli Costanzo) proprio di fronte l´azzurro mare del porticciolo di Ognina. Credo d´aver avvertito, in quella visita, delle sensazioni incancellabili che, senza una definita ragione, si erano risvegliate in me, allorquando, tra presente e passato, si sono mostrate simultaneamente senza alcun raccordo tra i tempi.

Era luglio e, mia moglie in dolce attesa di Irene - mia figlia, era da poco andata a Palermo dai suoi e, in un pomeriggio assolato di gran caldo mi recai, preannunziando, a far visita all´illustre Maestro. Ricordo che fui accolto nel suo terrazzino fiorito di quella sua "casa antica di famiglia" ed il Maestro a congratularsi per il mio pensiero ed a richiedermi notizie del Maestro Carmelo Giacchino e di mio Zio Giovannino Varvaro - di cui era un fervente ammiratore (per la sua arte eclettica nelle esecuzioni musicali con strumenti popolari) . Il Te freddo con la menta....tra i ricordi di tanti incontri e di tanti spettacoli....! Rievocava, tra l´altro, una mia interpretazione alla Sagra delle Ciliegie e delle Rose a Macchia di Giarre di "Don Totò", "Lu ncichitincì" e di un "Canto a Timuni"......Poi pian piano , come se ci fosse stata una tacita intesa i discorsi scivolarono sui Canti catanesi del primo 900´ . ed il Maestro Riela mi colpì per la precisione dei ricordi e per quel suo modo scattante e deciso nel riportare certi argomenti, attraverso i quali era stato un vero protagonista della tradizione musicale siciliana.

Ero consapevole di parlare con un musicista che aveva vissuto negli anni dello splendore della Canzone Popolare d´Autore, un fenomeno legato alla valorizzazione dei valori della tradizione popolare in generale e del dialetto in particolare. Ricordo che mi parlò della sua Amicizia con Emanuele Calì, con Francesco Pastura, con il poeta Giovanni Formisano e della sua frequentazione, come allievo, del M° F.P.Frontini. Un ricordo appassionato lo ebbe nel parlarmi del Maestro Gioviale e delle sue composizioni per mandolino e chitarra. Mi ricordò che il Gruppo dei "Canterini Etnei", per motivi di salute, gli era stato affidato, per la direzione, dal M° E.Calì -fondatore- Come tutti i musicisti della sua epoca credo avesse come suo motivo di forza una grande semplicità, connaturata al suo carattere, che a volte poteva essere severo e rigoroso, nel rispetto della tradizione.... a tutti i costi.

Quando gli chiedevo come nascessero in lui le note delle sue canzoni mi rispondeva che : "... il verso dialettale vuole musica siciliana ! ". Uscendo dal terrazzino della sua villetta di Via del Rotolo......mi sono soffermato , con Lui, ad ammirare due grandi vasi antichi che riportavano i fiori dipinti di vari colori -credo di Caltagirone- ed in cima alla confluenza delle due rampe di scale, un bellissimo affresco dei "Faraglioni di Acitrezza" !.....non mi fu difficile, come ancora oggi nel ricordo, comprendere il significato di un suo mondo che si ostinava a vivere ...(e che ci accomunava entrambi )..... da estraneo, alla realtà del tempo

Il Canto Poesia - Detto Popolare

raccolta franco gambino

A Mannanici
Una 1°versione datami dalla - Prof. Heos Cogliani Lenzo - poi confermatami con piccole aggiunte da Romualdo Famà (1990)-
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A Mannanici sunnu facci beddi
Si sciacunu nta l´acqua comu agniddi
A li Lucadi non brutti e non bedi
A li Pagghiara trivuli pi diddi
E Rucchiniri chiantanu cipuddi
A la Marina mancianu saddeddi
Casalivecchiu fimmini caiordi
Sciaccunu i fasciaturi ntè maiddi
Savuca spaventu mi li vaddi
Di supra ti scippunu li rrobbi
Antillu fabbricatu nta du rocchi
E ntramateddu tra bettuli e sacchi
A li so mani pottanu du crocca
Vannu tirannui picureddi e vacchi