16 Aprile 2024

....Amunì....trasemu stù muortu !

......come le nascite erano numerosissime, anche i decessi erano numerosi..... ma, a differenza delle prime gioiose ed allegre, questi erano una vera disgrazia, una perdita irreparabile che si ripercuoteva sulla famiglia per anni, specie se a morire era il capo famiglia.

Non era raro nel silenzio della notte profonda sentire invocazioni da accapponare la pelle, strilli di donne che piangevano. Era un dovere svegliare il marito, il padre, il fratello per andare a vedere da dove venivano le invocazioni , ci si affacciava alla finestra per cercare di capire. Altre finestre si aprivano per la stessa ragione ed alla luce della notte si potevano scorgere sagome di persone che, anch´esse attratte dai lamenti, cercavano di capire cosa fosse successo. Cercando di individuare da quale direzione arrivassero, si incominciava ad avere qualche sospetto, mentre altre finestre si aprivano: "chi cc´è ? cu jetta vuci, murìu quarcunu?". Qualche audace già era uscito per la strada e, i sospetti erano giusti: era morto u Zzù.... Giammitru !

Vestìti alla meglio, con gli occhi ancora dormienti ed i capelli arruffati, i vicini si recavano a portare aiuto e conforto ai congiunti.. Alla tenue luce del lume i maschi incominciavano a vestire e preparare la salma da comporre su un lettino sistemato in mezzo alla stanza; le donne confortavano i familiari, specie quelle di sesso femminile, che oltre ad invocare, si percuotevano, si tiravano i capelli. La luce del mattino trovava una famiglia in preda al dolore.... tutte le donne vestite di nero, la testa coperta da un fazzoletto nero, legato dietro la nuca o sotto il mento, se ne stavano in un angolo a fianco della salma a gridare ed a decantare le gesta, la bontà, le parti migliori del carattere del caro defunto. Non era raro vedere la moglie che si "batteva sulle cosce", sulle guance, quasi a voler sottolineare la sofferenza : ".......a culuonna r´à casa iera ! comu fazzu uora... cu cci duna a manciari a sti picciriddi !...chi famiglia sfurtunata... ! ...... bbeddu maritu miu.....taliatilu, pari "capodimonte", .....comu fazzu senza di tiia...!! "....Lamintanzi, cantilene miste a pianto, che coinvolgevano i presenti, stimolando la compassione, la solidarietà, rattristando i cuori , fino al pianto.

In Chiesa, durante la funzione religiosa, le grida dei dolenti non finivano si placavano e riprendevano, ad intermittenza, subito dopo, provocando le reazioni del prete che con lo sguardo accigliato richiamava tutti alla compostezza. All´ uscita dalla Chiesa si procedeva a comporre il corteo per accompagnare la salma al cimitero. Durante questo percorso tra le grida ed il pianto straziante si coinvolgevano i passanti che sempre più numerosi si accodavano al feretro. Quando il funerale era fatto a persone benestanti , nobili o....."alto-locate" i ragazzi ( "affittati".... al bisogno) portavano decine di corone di fiori , disponendosi a destra ed a sinistra, precedendo i bambini dell´orfanotrofio (-guidati dalle rigorosissime monache-) che, ininterrottamente, per tutto il percorso, recitavano le stesse interminabili preghiere davanti alla bara. A volte, per dare pìù importanza al..."Corteo", un uomo (anche lui ..."affittato" ) in completo abito nero precedeva tutto il corteo portando sulle braccia un cuscino sul quale era posto un gagliardetto di qualche, circolo-club... "nobiliare", o associazione religiosa a cui il defunto apparteneva. A 50 metri dal cimitero il corteo si fermava. L´aria si riempiva, nuovamente -come a comando- di pianti e strazianti invocazioni dei parenti, i quali, guidati da un "improvvisato cerimoniere", faceva disporre su una fila , i dolenti familiari.

Qui cominciava il rituale "discorso" (se trattavasi, come dicevo, di una persona "alto-locata" o un nobile....) in genere pronunziato dalla persona più ...."ntisa del luogo" i cui contenuti sgrammaticati ed...inconsistenti venivano, ad un certo punto -come àncora di salvataggio- interrotti dal prete che pronunziava la solita frase : " ....Amunì, trasemu stu muortu !" . Iniziava così il rituale del ringraziamento..... infinito : "Cordoglianzi...mi dispiaci... cordoglianzi mi dispiaci !".....vasa e vasa.....vasa e vasa.....vasa e vasa....Terminate le "cordoglianze" restavano i parenti, gli amici intimi ed i vicini ...r´ù latu. L´ormai piccolo corteo entrava al cimitero. Qui avveniva l´ultimo saluto alla salma, tra le grida dei parenti che abbracciavano la bara quasi a voler..... rianimare il defunto! Dopo numerosi tentativi, facilitati anche dalla stanchezza, gli amici staccavano i familiari e li inducevano a ritornare a casa.

Arrivati sottocasa l´ultimo saluto alle persone che li avevano accompagnati fino alla fine. Si mettevano uno accanto all´altro e con il corpo e l´animo distrutti davano la mano e ringraziavano con un filo di voce, spesso stando seduti, specie la vedova o la vecchia madre. Ecco....si preparavano tutti all´ormai fatidico (atteso) "cunsulatu" ! Era buona usanza che, durante i primi adempimenti dopo gli attimi della morte, tra i vicini ed i parenti, come ad una sensibile testimonianza d´affetto, si stabilisse l´elenco dei giorni e dei prescelti, in una sorta di gara, per dare corso alla "rito" del cunsulatu, che durava una settimana o 15 giorni a seconda dell´importanza ...r´ù muortu ! Il cunsulatu era una sorta di "tavula franca" che permetteva ai parenti più intimi -tutti uniti-.... di chiudere la cucina in segno di lutto.

I prescelti oltre al giorno assegnato si "accordavano" sul menù - che andava dalla colazione mattutina, al pranzo ed alla cena. Era consuetudine che il vicino di casa ....cchiù strittu, iniziasse con i "galli" in brodo con i maltagliati per pranzo ed alla sera con cotoletta panata ed un´insalata di rinforzo. Il vino abbondante serviva ad attenuare il dispiacere...e non poteva mancare il dolce e lo stravecchio ! Specie i primi giorni , la/il vedova/o si facevano pregare e non si alzavano facilmente dalla riunione funebre, in altra stanza, necessaria per il ricevimento delle visite.....! ....interveniva, ad un certo punto, uno dei più "aitanti" parenti che con fare energico diceva : " Amunì .....ora basta chianciri, nn´aviti a scusari , a facemu manciari un pocu....un pò stari diuna accussì....Amuninni Rosetta....! " - a questo punto "Rosetta" dimenandosi e piagnucolante....gridava : " .....a culuonna r´à casa iera ! un mancia iddru e un manciu mancu ju !.....basta ! " .....e qui, veniva presa, quasi di peso e portata nella sala da pranzo dove sulla tavola c´era già la "zuppiera" dei maltagliati con "i galli" ed il bollito nel brodo (con cannella ! ) fumante......e tutt´intorno riuniti i numerosi parenti ed amici più vicini.

Come.... "di punto in bianco" si iniziava il rito dei ricordi mangiando, mangiando......finivano i pianti e le lacrime e si dava fondo al pranzo ( in genere preparato per il doppio del numero delle persone preventivate)......E già !.... ma era il cunsulatu ovvero ....il banchetto..... con il morto ! ...anche questa.... la mia vecchia Sicilia !







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